LE SFIDE DELLE FAMIGLIE OGGI
Il secondo capitolo dell’esortazione Amoris laetitia si chiude con l’indicazione di alcune sfide cui sono sottoposte le famiglie oggi. Anzitutto lo stile di vita che rende difficile se non impossibile il dialogo intergenerazionale ed educativo. “I genitori tornano a casa stanchi e senza voglia di parlare, in tante famiglie non c’è più neppure l’abitudine di mangiare insieme, e cresce una gran varietà di offerte di distrazioni oltre la dipendenza dalla televisione”. Alcune piaghe sociali come la tossicodipendenza, l’alcolismo, il gioco d’azzardo potrebbero essere prevenute da una famiglia capace di comunicare regole buone di vita, ma in realtà la famiglia è debole perché poco sostenuta dalla società e della politica. Le conseguenze elencate dal Papa sono davvero gravi: “famiglie distrutte, figli sradicati, anziani abbandonati, bambini orfani di genitori vivi, adolescenti e giovani disorientati e senza regole…” e soprattutto “tristi situazioni di violenza familiare, terreno fertile per nuove forme di aggressività sociale”. Un’altra sfida è l’indebolimento della “famiglia come società naturale fondata sul matrimonio” che avviene con il riconoscimento delle “unioni di fatto o tra persone dello stesso sesso”. Non possono essere equiparate semplicisticamente al matrimonio: “Nessuna unione precaria o chiusa alla trasmissione della vita ci assicura il futuro della società”. Vanno certamente respinte “vecchie forme di famiglia tradizionale caratterizzate dall’autoritarismo e anche dalla violenza”, ma non per questo dobbiamo disprezzare il matrimonio e la fa-miglia. Una sfida importante è invece quella di rinnovarne il senso, che “risiede essenzialmente nella sua capacità di amare e di insegnare ad amare”. Il Papa introduce a questo punto una di quelle sue affermazioni che hanno lo spessore di massime orientatrici: “Per quanto ferita possa essere una famiglia, essa può sempre crescere a partire dall’amore”. Sono stati fatti certamente dei passi avanti nella difesa dei diritti della donna, ma certi “costumi inaccettabili” non sono ancora del tutto sradicati: la “violenza”, i “maltrattamenti”, la riduzione a “schiavitù”, “la grave mutilazione genitale in alcune culture”, “la disuguaglianza nell’accesso ai posti di lavoro dignitosi e ai luoghi in cui si prendono le decisioni”. Lo sviluppo non ha portato solo al superamento degli eccessi delle culture patriarcali, ma anche a nuove forme di umiliazione della donna, come “la pratica dell’utero in affitto e la strumentalizzazione e mercificazione del corpo femminile”. Il Papa fa allora appello alle responsabilità dell’uomo “con particolare riferimento alla protezione e al sostegno della sposa e dei figli”. Troppo spesso l’uomo è assente. La sua assenza può essere “fisica, affettiva, cognitiva e spirituale” e “segna gravemente la vita familiare, l’educazione dei figli e il loro inserimento nella società”. Un’ultima sfida viene individuata dalle varie forme con cui si manifesta l’ideologia “genericamente chiamata gender, che nega la differenza e la reciprocità naturale di uomo e donna. Essa prospetta una società senza differenze di sesso, e svuota la base antropologica della famiglia”. È significativo che il Papa chiama “sfide” tutte queste situazioni, perché per i credenti sono provocazioni a “suscitare una creatività missionaria” e inviti a “liberare in noi le energie della speranza traducendole in sogni profetici, azioni trasformatrici e immaginazione della carità”.