di Franco Cappotto
Ficarra - a nove chilometri dal mare Tirreno, fra Capo Calavà e Capo d’Orlando, di fronte alle isole Eolie, a circa 100 chilometri da Messina - sorge su un colle a m. 460 di altezza sul livello del mare, tra le valli delle fiumare di Naso e Brolo, a nord, e la valle di Sinagra a sud.
E’ un centro agricolo delle Caronie settentrionali. La sua posizione, alquanto ridente e soleggiata, le sue campagne ubertose, ricche di oliveti e di noccioleti, ne fanno un paesaggio incantevole. Le case del centro cittadino, magari disorganiche sul piano architettonico, ma dalla fisionomia inconfondibile e pittoresca, esercitano una attrattiva potente e fanno di questo piccolo centro, ancora oggi, una residenza confortevole, serena e salubre.
Quale sia l’origine di questa terra ben poco si sa. Circa la toponomastica, il nome potrebbe derivare dall’arabo fakhàr gloriosa, illustre. Infatti il paese, secondo V. Amico e G. Straffarello, possiede un’antica fortezza, celebre sin dal tempo dei Saraceni. Se la fortezza risale, come sostiene V. Amico, ai Saraceni, o meglio ai Musulmani, che, dominarono in Sicilia, e fu celebre fin da quel tempo, non è difficile che il suo nome derivi dall’arabo: fakhàr. Il fatto che il nome Ficarra compaia per la prima volta nel privilegio del Conte Ruggero del 1082, trova conferma nella Storia dei Musulmani in Sicilia. Per quanto riguarda ancora le origini, ci sono tracce a Ficarra di Greci, Arabi, Normanni, Longobardi e di altri popoli.
La religione in questo paese ha sempre avuto un ruolo importante, basti pensare all’alto numero di chiese, di cui una monumentale, nonché ai conventi maschili e femminili, sempre affollati di religiosi, come il convento dei Carmelitani, dei Frati Osservanti di San Francesco, dei Basiliani e delle Benedettine. A Ficarra, in periodo mediovale, c’erano due riti: greco e latino.
Esiste a Ficarra un Castello, restaurato di recente, che presenta caratteristiche arabe. Il che fa pensare che il nucleo abitato esistesse intorno all’anno 1000. Ma la prima notizia, documentata, è dell’anno 1082, così come risulta da un diploma di Ruggero I. Presso il rudere del convento dei Frati Minori, oggi restaurato ed adibito “a Parco di Rimembranza”, si può ammirare l’architrave di un portale, di pietra arenaria, ben lavorato.
Dal XII secolo la storia di Ficarra è più nota. Si svolge parallela alla storia delle cittadine del Val Roccella. E’ quasi sempre legata, tranne per un breve periodo, alla famiglia Lancia. Anzi, ci sono buoni motivi per credere che Manfredi e Manfredina, figli di Bianca Lancia di Brolo, che rimasta vedova, li concepii dall’amore adulterino di Federico II° di Svevia, siano nati in questa vallata. La famiglia di Bianca ne era feudataria.
Poiché l’attuale castello doveva essere solo fortezza in custodia della valle, la famiglia dei feudatari abitava un palazzo signorile. C’è infatti un edificio, che, si dice, sia stato dimora di Macalda, sposa famigerata di Alaimo per eredità “usurpata” di Guglielmo Amico, amante non riamata e quindi nemica di Pietro III° di Aragona.
Di certo Ficarra, in periodo prenormanno, fu un piccolo borgo arabo, o meglio “Casale”. La storia di questo paese è rappresentata, soprattutto, dalla presenza della famiglia “Lancia”, che espresse la baronia del tempo in Sicilia e che tenne la giurisdizione su Ficarra fino al secolo XVIII.
Ficarra vanta monumenti cittadini che risalgono al periodo medievale, costruzioni architettoniche di cui restano pochi ruderi, sculture in marmo di grandi maestri, che oggi danno prestigio al paese. La Chiesa Madre, ampia costruzione dedicata all’Annunziata, è caratterizzata da una facciata seicentesca, alterata, nella parte anteriore, da restauri che nel secolo scorso hanno interessato tutto l’edificio. Conserva numerosi e pregevoli opere cinquecentesche, di cui una statua marmorea dell’Annunziata, scolpita da Antonio Gagini nel 1507.
Franco Cappotto