di Cirino Versaci
La testimonianza evangelica presenta la fisionomia di Maria congiunta agli aspetti ordinari della vita. La sua vicenda è descritta come espressione della realtà popolare del suo tempo, scandita dalle tappe della condizione umana.
Maria è donna del popolo. Si fidanza, diventa madre, visita un’anziana cugina, compie i pellegrinaggi a Gerusalemme, partecipa ad una festa di nozze, assiste alla morte violenta del Figlio, è presente fra i discepoli dopo la risurrezione. Maria, dunque, è persona concreta, donna vera, che riflette, parla, ascolta, prende l’iniziativa, soffre e gioisce.
Lo sviluppo narrativo su Maria è merito di Luca e Giovanni. Nell’opera di Luca Ella occupa un posto centrale. Nel dialogo con l’Angelo riceve un intervento personale di Dio che le chiede una privilegiata collaborazione in vista della nascita di Gesù. La sua disponibilità consente a Dio di fare ingresso nella storia. Ancora in Luca, il suo ruolo materno si esprime nella ricerca del Figlio e nell’ascolto della sua parola. Così la madre diventa discepola e segnala il primato dei rapporti basati sulla fede piuttosto che nel sangue.
Giovanni colloca Maria nei due momenti decisivi della manifestazione del Figlio come messia e salvatore: alle nozze celebrate a Cana e sul Calvario. Nel pensiero dell’evangelista Maria è strettamente associata alla vita del Figlio e alla sua glorificazione sulla croce. Gesù stesso definisce con autorità il ruolo di Maria come credente e come madre dei suoi discepoli.
La tradizione evangelica designa chiaramente Maria come Madre di Gesù. Ella, in rapporto al Figlio, occupa una situazione speciale che non appartiene a nessun altro. La sua singolare prossimità a Cristo la costituisce modello del cristiano che accoglie e custodisce la parola con fede.
Dagli Scritti del Nuovo Testamento emerge in quale onore fosse considerata Maria presso le prime comunità cristiane, che la riconobbero come vergine povera, discepola fedele, primizia dei credenti, su cui è effuso lo Spirito che la spinge alla testimonianza coraggiosa e alla lode entusiasta.
Cirino Versaci