Abbiamo gioito per la canonizzazione di Madre Teresa. La sua personalità si staglia all’orizzonte di questo nostro tempo come un arcobaleno di virtù. E, come l’arcobaleno, non si impone con la forza delle grandi imprese ma con la delicatezza di un animo mite; un animo che lascia fluire nello sguardo e nelle parole di quella piccola donna tutto l’amore di cui è capace una creatura umana.
Nulla fa più paura. Né la violenza della natura che squassa la terra e fa crollare le costruzioni degli uomini, perché dalle macerie spuntano fuori la solidarietà, la voglia di vivere, la forza di ricominciare. Né la violenza del terrorismo che provoca vittime e insicurezza, perché dalle membra dilaniate dei kamikaze non viene il presunto messaggio dell’eroismo ma quello dell’abbrutimento di culture disumane. Né la violenza sulle donne perpetrata soprattutto all’interno delle nostre famiglie, perché stigmatizzata da tutta l’opinione pubblica e sconfessata da un costruttivo protagonismo del genio femminile. Né la violenza negli stadi che sfocia dalle frustrazioni di chi pretende di sovrastare sempre l’avversario, perché ridotta a casi isolati oscurati dal fair play introdotto ormai come regola del gioco. Né la violenza verbale, che domina l’agone politico e le rivendicazioni sociali, perché la prova dei fatti nella loro concretezza smaschera poi le bugie e i compromessi. Nessuna forma di violenza, da quella economica a quella intellettuale, da quella ideologica a quella sessuale, può piegare la dignità della persona. Essa emergerà sempre e vincerà, soprattutto quando avrà seguito le vie del dialogo e della diplomazia, quando avrà seguito soprattutto la via dell’amore e della misericordia.
“Cosa puoi fare per promuovere la pace nel mondo? Vai a casa e ama la tua famiglia”. È un aforisma attribuito a Madre Teresa, assieme all’altro: “Ama la vita e amala seppure non ti dà ciò che potrebbe, amala anche se non è come tu la vorresti, amala quando nasci e ogni volta che stai per morire. Non amare mai senza amore, non vivere mai senza vita”.
Un amico ha scritto in questi giorni che la violenza sembra risultare inevitabile anche nella regolazione dei diritti e dei doveri nei rapporti umani, ed è proprio affrontando la violenza con il perdono, come è stato per Cristo inchiodato sulla croce, che essa viene vinta, che la sua arma viene spuntata, che nasce la speranza. Dio ha scelto di manifestare il suo volto di misericordia proprio attraverso l’esperienza della violenza che ha attraversato e continua ad attraversare la storia.